CERCA

dal nostro archivio

  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
  • 0
PDF Stampa E-mail
Milano, 29 Aprile 2007

L'ora del tutto

Cari Compagni,
ho impiegato 33 anni a scrivervi. Lo faccio ora dopo essere passato per caso in piazza Cavour alla commemorazione. Conoscevo Claudio e il dolore per la sua morte all’epoca mi ha portato vigliaccamente a rimuovere quel sentimento e a voler dimenticare quel passato. Vedervi tenaci nel non voler dimenticare mi ha dato la forza di scrivervi oggi e portarvi la mia testimonianza dei giorni precedenti la morte di Claudio.
Mi chiamo Giordano Dall’Armellina e all’epoca ero aiutante tecnico presso l’istituto per il turismo che Claudio frequentava e che ora porta il suo nome. Oltre ad occuparmi dei laboratori linguistici, essendo anch’io perito turistico, mi occupavo di organizzare viaggi d’istruzione per la scuola. Avevo organizzato per la classe di Claudio e un’altra classe che non ricordo un viaggio di 4 o 5 giorni all’isola d’Elba: partenza il 16 aprile.
Tutto era pronto per il nostro viaggio quando arriva una telefonata dall’agenzia organizzatrice il 15 mattina: c’è stato un nubifragio all’isola d’Elba, la struttura prenotata non è pi&uegrave; agibile, il viaggio è rimandato e quindi il 16 si va a scuola. Incontro Claudio la stessa mattina del 16, si discute sul fatto che non si è partiti e mi annuncia che, visto che non eravamo partiti, avrebbe approfittato per andare ad una manifestazione per la casa.
Lo so che la storia, anche personale, non si fa con i se e i ma tuttavia mi è sempre rimasto dentro come un macigno il peso del destino crudele che ha portato poi anche alla morte di Giannino e al quale indirettamente ho contribuito.
Insieme a Lelio Calvi (anche lui perito turistico e amico) scrivemmo una canzone dedicata a Claudio e Giannino. Fu eseguita alla Statale in un’aula strapiena di gente e commozione qualche giorno dopo. Ricordo il pianto di molti e la mia voce rotta. C’erano anche gli Stormy Six e usai una delle loro chitarre per suonarla e ricordo che alla fine dell’esecuzione, tanta era l’emozione e la commozione, che mi cadde dalle mani.
Qui sotto il testo della canzone: non sono più riuscito a cantarla da allora. Ci proverò forse oggi dopo essere tornato con la mente e con il cuore a quei giorni.
Vi abbraccio tutti e tuttora con le lacrime agl’occhi continuo con la mente e con il cuore quel girotondo al quale partecipammo io e Claudio durante un’occupazione e che lo vede allegro e amorevole tenere per mano i suoi compagni.

Giordano Dall’Armellina
Milano

L’ora del tutto

(A Giannino Zibecchi e Claudio Varalli)

Andando nel centro ho visto la gente
Era tanta e gridava fra rabbia e mestizia
L’azzurro un po’ strano del centro città
E macchine verdi schierate a difesa
E uomini sordi alle grida di resa
E giovani donne, bandiere ed ancora
L’antica, la stessa speranza che fosse
L’ora, l’ora del tutto.

Non senti il rumore del camion che passa
Ti accorgi di avere soltanto un minuto
Per scegliere adesso la giusta occasione
Una volta soltanto e poi nulla più.
E intanto qualcuno ha gridato il tuo nome
Ti afferra le mani per non farti più andare
E mille pensieri ti piombano addosso
Ma già sei lontano e non puoi più tornare.

Morire a vent’anni fra mille bandiere
Morire a vent’anni in quella maniera
Morire a vent’anni in uno scontro di piazza
Morire scoprendo che Dio non esiste
Morire credendo in qualcosa di eterno
Coi morti divisi fra cielo ed inferno
Morire così, morire per niente
Morire a vent’anni fra la tua gente.

Morire a vent’anni, morire d’amore
Si dice sia stupido, ma quando uno muore
Il tempo ed il luogo han poca importanza
Di fronte a una vita in cui la speranza
Di vivere un giorno in un mondo migliore
L’hai dovuta pagare col sangue e il dolore.

Non son questi i tempi in cui si possa dire
Di essere contenti di aver degli amici,
Se poi all’improvviso rimangono spenti.
Fra il fumo stagnante rimane l’odore;
tremendo è lo sguardo dell’uomo che muore
chiedendo ragione a noi che guardiamo
morire l’antica speranza che fosse
l’ora, l’ora del tutto.

Andando nel centro ho visto la gente
Era tanta e gridava fra rabbia e mestizia.
Il grigio più cupo del centro cittŕ
E macchine verdi partire lontano
E tutto è finito ma quello che conta
È che tu non ci sei ma è con te la speranza
Di quelli che ancora continuan la lotta:
È il tuo grido che corre di bocca in bocca.