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Piccadilly Circus

Conobbi Giannino a Londra, in Piccadilly Circus, io avevo 19 anni e lui 21.
Nella folla di giovani notai un ragazzo, bello, con i capelli lunghi e scuri, ben vestito, stivali e soprabito. Anche lui mi notò. Ero la tipica ragazza svedese con i capelli biondi e lunghi e indossavo un impermeabile militare. Più diversi di così non si poteva ma ci univa la stessa gioventù.
Io lo guardavo con insistenza e lentamente ci avvicinavamo l’uno verso l’altra.
Come scrivete nelle pagine del vostro sito era veramente un ragazzo molto attraente, con denti bianchissimi e una bellissima bocca. Notai, e ancora lo ricordo nitidamente, che il bianco dei suoi occhi aveva una sfumatura azzurra e il suo sguardo era dolce. Mi piaceva. Pensai che fosse proprio bello. Così cominciammo a parlare.

Io quell’estate avevo avuto una storia con un ragazzo di Brescia che era tornato in Italia e stavo per andare a trovarlo. Poi sarei andata a Parigi a studiare il francese. Lo raccontai a Gianni e quell’autunno fu lui a venirmi a trovare a Parigi.
Gianni nei rapporti interpersonali era più maturo di me. Ricordo che al suo confronto mi sentivo veramente molto immatura. Lui era calmo, sicuro di sé, sincero e gentile.
A Londra ci vedemmo parecchie volte: chiaccheravamo e andavamo a passeggio.
Nella mia famiglia mio padre si occupava a livello locale di politiche sociali e così riconoscevo e comprendevo pensieri e ideali di Giannino.

Una volta andammo ad Hyde Park, in barca a remi sulla Serpentine. Gianni m’insegnava qualche parola d’italiano e ricordo ancora come fosse oggi che quel giorno, mentre lui remava, imparai “arrabbiata”. Così ogni volta che mi capita di pronunciare quella parola mi torna in mente che “quella è la parola che mi ha insegnato Gianni”. In realtà altre e molto più belle avrebbero potuto essere le parole da ricordare ma “arrabbiata” mi piacque subito, suonava buffa e noi ne ridevamo.

Molto di quanto Gianni mi raccontò l’ho ritrovato nelle pagine del vostro sito: la storia con la sua ragazza di Milano, i rapporti con sua madre e perfino il suo indirizzo all’11 di via Bergamo. E’ così che ho capito che si trattava proprio di lui.
Durante tutti questi anni non avevo mai saputo la vera storia della tragedia. Ma internet è fantastica, tutto e tutti sono raggiungibili. Un’enorme libreria.
Nel 1975 avevo visto su di un giornale in Svezia una fotografia di Gianni bocconi sul selciato con un prete chino su di lui, però non c’era scritto molto e non sapevo dove trovare altre notizie.

Giannino rimarrà per sempre nella mia memoria e ora, grazie a quello che ho letto, lo sento di nuovo vicino. Forse perfino più vicino.

Lise-Lott Karina Harnisch
Svezia

 

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