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Le ragazze nel tramonto

Mi ricordo che a più di mille chilometri di distanza, quando Sarajevo era stretta nell'assedio che tentava di dissanguarla, un'immagine non mancava di colpirmi dagli schermi della televisione della nostra colpevole impotenza. Un'immagine che Freud avrebbe definito unheimliche, addirittura perturbante, nella sua apparente incongruenza: le ragazze di Sarajevo, alte, ondeggianti nel tramonto, che uscivano a passseggio per le strade, vestite dei loro abiti più belli e fiorendo nei colori più sgargianti, quasi a sfidare la follia che le circondava.
Ora, il poeta, per il suo stesso mestiere, è molto sensibile alla bellezza e all'armonia. Ed è forse per questo che si innamora tanto spesso, come del resto suole accadere a molti. Ma ciò che più spesso che ad altri avviene ai poeti è un'altra cosa. Perché, vedete, il poeta, oltre alle doti naturali del suo dono, ha un'altra eccellenza: quella di trovarsi, o di creare, situazioni in cui viene abbandonato con molta maggior frequenza di quanto non capiti ad altri. Una vera e propria arte, quella di farsi abbandonare, la sua.
Probabilmente, penso, perché così il poeta trova nella pena della separazione materia e motivi del suo canto.
Ebbene, quando due amanti si separano, nel loro cuore divampa il fuoco di una guerra che lo strazia. Una guerra che ciascuno dei due dichiara contro l'immagine dell'altro che porta in sé. Una guerra, quindi, che gli amanti che si lasciano in definitiva conducono contro se stessi. Come tutte le guerre, intendo quelle vere, in cui l'uomo in fondo combatte innanzitutto contro la propria umanità, degradandosi a bestia feroce.
Comunque sia, questa capacità di sofferenza che il poeta è, per così dire, abilissimo a coltivare, lo fa entrare, forse più facilmente di altri, in sintonia, in risonanza con il dolore del mondo in cui vive, un mondo devastato dalle guerre reali che lo straziano, fatte di fumo, di lamenti, di corpi spezzati.
Ed ecco allora, nel frangente di una delle tante separazioni che in vita mia ho provocato, o mi sono state imposte, ecco allora riaffiorare alla mia mente il volto e la voce di altre giovani donne, quelle fanciulle -fossero esse bosniache o serbe o croate- che nel corso della guerra dei Balcani, e su tutti i fronti, sono state trascinate come preda ai bordelli dei vincitori di turno.
E l'oltraggio compiuto contro quei corpi adolescenti ha finito, per me, col diventare la cifra dei tempi bui e feroci che ci è toccato, e che ci tocca vivere. Tant'è vero che già trent'anni fa, nel 1976, le poco più che bambine del campo palestinese di Tall el Zaatar, a Beirut, venivano spinte in mandria per le strade dalla soldataglia che se le disputava.
Le fiamme di Tall el Zaatar, come in molte zone del pianeta, sono tornate a bruciare poche settimane fa nel paese dei cedri.
"Il Libano arde: è tutto un fuoco" dicono le parole che aprono la breve suite libanese che ascolterete, o avrete modo di leggere. Sette poesie di sette versi ciascuna, quante sono le lettere del nome "Israele". Si tratta, nella versione italiana, di sette poesie che in termini tecnici si chiamano acrostici. Poesie cioè congegnate in modo che la prima lettera di ogni verso, letta in verticale, compone appunto il nome Israele.
Solo un verso di queste poesie è mio: nella prima il primo verso, nella seconda il secondo, nella terza il terzo e così via… Gli altri versi sono invece tratti dalla Bibbia, e precisamente dal Libro di Isaia, dalle Lamentazioni, dalla Genesi, dal Libro di Giobbe e dal Cantico dei cantici.
Quelle parole della Bibbia che salgono a noi da un abisso di secoli testimoniano, da una parte, della permanenza della violenza nella storia dell'uomo, ma, dall'altra, anche di una speranza testarda, come i fiori che sbocciano nell'arsura dei sassi e delle rocce.
"L'amore è più forte della morte", dicono le parole del Cantico.
Ebbene, se quell'amore, inteso come amore di ognuno verso la cerchia di tutti gli altri in mezzo ai quali vive, e cioè l'intera umanità, se quell'amore riuscirà a trionfare, allora le ragazze di Sarajevo, le belle che ogni sera uscivano, truccate come giovani principesse, per le strade che ancora risuonavano delle urla e degli spari, avranno vinto la loro sfida di armonia.
E l'avranno vinta per tutti

 

Le ragazze nel tramonto

Le ragazze che passano nel tramonto
prima di scomparire nella notte
le graziose di vento e sorrisi
custodiscono un segreto fra i capelli
una parola lieve il frammento
di uno specchio sono la trasparenza
in cui riposa il giorno l'attimo
sospeso che dice della semplicità
del mondo solo che volessimo
cogliere l'armonia che il loro
fianco ci dona quando passano
le ragazze nel tramonto
camminando sottili incontro alle stelle

 

 

Che destino avranno
queste parole
quale immensità di spazi
dovranno attraversare
per colmare l'impercettibile
distanza della tua fotografia
sul tavolo
perché riprenda vita sullo sfondo
il mare
battendo alla scogliera le domande
che sono specchio della notte al mondo?
Le stelle cadono e sulla terra
gli uomini
son trascinati da un vento
che li afferra
fino ai confini dei paesi morti
dove corrono lungo i muri i cani
e un manifesto finisce di disfarsi
nella pioggia
Non conosco nulla ma ricordo
un terreno vago
dove i vecchi gridavano i loro punti
alla pétanque
e ricordo quelle voci nel silenzio
ammonire come negli stagni il tempo
quando s'appresta l'anatra a migrare
E' questo esilio dunque di sorrisi
il bando
che l'ombra furtiva dei cappotti
decreta sciamando per le strade
nell'ultimo inverno dei ricordi
e suona fino al cuore il passo
di quella folla fradicia che si accalca
nel transito scandito dal bagliore
livido all'altra riva di un semaforo
Di te e di me si perderà notizia
come già una sera camminammo
sugli spalti delle mura di un castello
e la tua mano insensibilmente mi condusse
incontro alle generazioni spente
che un polverìo travolse alla pianura
e fummo per un attimo sospesi
nel varco aperto tra ritorno e pianto
Ma l'ora dei bagagli si avvicina
basteranno certamente poche cose
un mozzicone di matita un fiore
sarà una notte e ne rammento il giorno
questa musica sottile mi rapisce
di me e di te si perderà notizia
che destino avranno queste parole quale
immensità di spazi dovranno
attraversare per sussurrarti addio
su questa pagina da cui obliquamente
t'amo

 

 

E intanto che così inganniamo il tempo
La guerra che a noi stessi dichiariamo rinnegando amore
Il mondo esce come diceva Amleto di sesto
Sulle rovine vanno volando in larghi cerchi i corvi
Al paesaggio si accorda il cuore di cui facciamo strazio

 

 

Incendiavano tutto: case
stazzi, capanne, con animali e contadini
ancora vivi dentro

C'era tanto fumo nel cielo. Chissà perché
ho pensato alle bolle di sapone, agli aquiloni.
Era un martedì

Nel piazzale ci hanno messe su due file
e il mio vicino mi ha picchiata col calcio del fucile.
Le vecchie le hanno portate nel bosco.
La spalla mi faceva male quando siamo partite.
Abbiamo sentito tanti spari

La strada era lunga. Quando siamo entrate
un soldato mi ha toccato i capelli. C'erano tante
casse con i proiettili, una lampadina
e una branda

Dopo, mi hanno dato da mangiare.
Adesso lo facciamo ancora, mi hanno detto.
Non sentivo più niente quando sono andata alla finestra. Le
zolle fumavano, c'era una fila d'alberi lontana e una mucca bianca.
Allora ho pianto

 

 

Quant'è lunga la strada di Ashrafieh!

Ogni gradino
ogni pietra
ogni passo
sono
secoli interi
di dolore
eterne
costellazioni
cadenti
sulla cieca notte
del cuore

 

 

E vanno in fila
nude
fra due ali
di soldati
e immagini di santi
fra la folla

 

 

"Più in fretta animali!"

 

 

Quante sono?
Cento?
Duecento?

 

 

Amna non lo sa

Vede appena i suoi piedi
trascinarsi feriti
nella polvere
un passo
e un altro
e un altro

"Forza!"
"Che ci andiamo a divertire!"

Poi
sulla schiena
un colpo

Amna non sente

Ha dodici anni Amna

E pensa al padre
ai fratelli
agli amici
rimasti laggiù
nel gran fuoco
di Tall el Zaatar

"Dì
Lo sai che cos'è questo?"

Qualcuno l'afferra per i capelli

"Guarda!"
le agita qualcosa
davanti al viso

Una croce

"E' nostro Signor Gesù Cristo
Troia!"

Amna non sente

Cammina
cammina
cammina

e non ha
che il gran fuoco
di Tall el Zaatar
negli occhi

 

 

Uno sputo
un colpo
una spinta

 

 

Amna cammina

Un passo
e un altro
e un altro

Secoli
interi
di dolore
sulla strada
di Ashrafieh

 

 

Poi una porta

La spingono dentro

Fumo
grida
imprecazioni
dal soffitto
una lampadina
l'odore
penetrante
di corpi sudati

 

 

"Come ti chiami?"
"Amna hai detto?"

 

 

Ridono

 

 

"Vieni qui
Amna!
Amna!
Amna!"

 

 

Sente il loro respiro
mani chela frugano
l'afferrano
la prendono
la frugano
l'afferrano
la prendono
la fanno girare
da una parte
all'altra

Amna!
Amna!
Amna!

"Apri le gambe
che vediamo
cosa ci nascondi
in mezzo!"

"Girati Amna
il culo Amna
muovi un po'
il culo Amna!"

Amna!
Amna!
Amna!

 

Da una parte
all'altra all'altra
e mani e respiri
e man e mani

 

"Perché non balli?
Su da brava
balla comunista
facci vedere
muovi il culo
su Amna
Balla!
Balla!
Balla!"

Battono le mani
gridano
ridono
gridano
battono le mani

"Avanti balla
in piedi bestia
balla palestinese!"

"In piedi
balla
in piedi
balla
in piedi
balla!"

 

Lampadine
porte
pareti
mani
fumo
grida
di qua
di là
da una parte
all'altra
all'altra
all'altra
Amna!
Amna!
Amna!

 

"Girati Amna
muoviti Amna
in piedi Amna
bestia Amna
balla Amna
avanti balla
palestinese
comunista
bestia Amna
balla
balla
palestinese balla
balla
palestinese
palestinese
palestinese!"

 

 

 

I

Il Libano arde: è tutto un fuoco
Si pervertono in pece i suoi fiumi-
Radiosi di qua uscirete -e in zolfo le sue creature
Arde la notte arde di giorno
Erba si secca fiore si piega
La terra guscio sgusciato spogliata spoglia
E spinto è il giusto nel baratro

 

Fonti:

I mio
S Isaia, 34, 9
R Isaia, 55, 12, 34, 9
A Isaia, 34, 10
E Isaia, 40, 7
L Isaia, 24, 3
E Isaia, 29, 21

S

Infamie l'empio diffonde
Striscia di Gaza catino di sangue
Ride il deserto e la terra spenta
Abitatori di questo mondo mai più usciranno da noi
E il nostro frutto è il vento
La luce ti darà la sua rugiada
E la terra dei puri insozzerà di crimini

 

Fonti:

I Isaia, 32, 6
S mio
R Isaia, 35, 10
A Isaia, 26, 18
E Isaia, 26, 18
L Isaia, 26, 12
E Isaia, 26, 10

 

R

I miei occhi si consumano per tanto lacrimare
Sotto le verga del suo furore
Rice La Signora Condolcezza Morte
Abita in mezzo alle nazioni non trova riposo
E m'ha circondato d'un muro perché non esca
Levatevi gridate di notte spandete come acqua il vostro cuore
E vecchi giacciono e fanciulli per terra nelle vie sotto la verga del suo furore

 

Fonti:

I Lamentazioni, 2, 11
S Lamentazioni, 3, 1
R mio
A Lamentazioni, 1, 3
E Lamentazioni, 7, 3
L Lamentazioni, 2, 19
E Lamentazioni, 2, 21, 3, 1

 

 

A

Iddio creò nel principio il cielo e la terra
Segno mio sarà nell'alto dei cieli un arco
Raccolte delle nuvole l'arco apparirà
Allora precipitò dagli aerei sulla terra il cielo
Ed ecco un fumo levarsi dalla terra come il fumo d'una fornace
La pianura e gli abitanti delle città e tutto ciò che cresceva sul suolo distrusse
E vide Iddio che ciò era buono

 

Fonti:

I Genesi, 1, 1
S Genesi, 9, 13
R Genesi, 9, 14
A mio
E Genesi, 19, 28
L Genesi, 19, 25
E Genesi, 1, 11

 

E

Io imploro una giustizia che non c'è
Sappiate: chi vendica la colpa ha una spada
Radici divelte sotto di lui in alto rami spezzati
Anche l'albero però ha una speranza: se è tagliato rinverdirà
E dunque si ponga io grido alla conta dei morti fine
L'uomo disteso non si rialza più
E dal suo sonno non si riscuoterà

 

Fonti:

I Giobbe, 19, 7
S Giobbe, 19, 29
R Giobbe, 18, 16
A Giobbe, 14, 7
E mio
L Giobbe, 14, 12
E Giobbe, 14, 12

 

 

L

Insistete non stancatevi tornate domandate
Sentinella a che punto è la notte? La notte sta per finire
Ruggito immane riempie le montagne come un popolo immenso in marcia
Ancora però l'alba non viene. Non stancatevi
E la mia casa sarà chiamata la casa di tutti i popoli
Lo zoppo di Dio tornerà a camminare diritto
E il fiore della vigna sarà tra poco grappolo maturo

Fonti:

I Isaia, 21, 12S
S Isaia, 21, 11
R Isaia, 13, 4
A Isaia, 21, 11
E Isaia, 56, 7
L mio
E Isaia, 18, 6

 

E

I fiori sono apparsi sulla terra l'inverno è ormai passato è tempo di cantare
Sei bella amica mia come sei bella vieni a me dal Libano
Ridono i tuoi riccioli fra le guance vieni bocca di fonte
Apri amica mia o tuttabella pozzo d'acque vive che sgorgano dal Libano
E scenderemo all'alba nei vigneti a vedere se mignola la vite se è fiorito il melograno
La mandragola caccia i suoi profumi l'amore è più forte della morte
E sarà la terra per tutti promessa per tutti speranza

 

 

Fonti:

I Cantico dei cantici, 2, 12, 11, 12
S Cantico dei cantici, 1, 15 - 4, 8
R Cantico dei cantici, 1, 1 - 4, 15
A Cantico dei cantici, 5, 2 - 4, 15
E Cantico dei cantici, 6, 13
L Cantico dei cantici, 6, 14 - 8, 6
E mio

 

 

Le ragazze che passano nel tramonto
prima di scomparire nella notte
le graziose di vento e sorrisi
custodiscono un segreto fra i capelli
una parola lieve il frammento
di uno specchio sono la trasparenza
in cui riposa il giorno l'attimo
sospeso che dice della semplicità
del mondo solo che volessimo
cogliere l'armonia che il loro
fianco ci dona quando passano
le ragazze nel tramonto
camminando sottili incontro alle stelle

Giulio Stocchi
Milano

 

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