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Venerdì 07 Maggio 2010 15:13

In questo paese esiste ancora una legge secondo la quale l’apologia di fascismo è un reato e c’è una Costituzione nata dalla Resistenza.
E allora chi si richiama ai simboli e all’ideologia violenta che abbiamo ripudiato non ha alcun diritto di manifestare. Non ha alcun diritto di manifestare chi sventola vessilli con la croce uncinata, chi inneggia alla superiorità della razza, chi fomenta l’odio, chi invoca “l’uomo forte”, chi ci vorrebbe riportare ai tempi bui della democrazia negata, della guerra e dei campi di sterminio.
Adesso basta con la riscrittura della storia: o si commemora il 25 aprile o si consente ai gruppi neonazisti di offendere la Milano medaglia d’oro della Resistenza.
Adesso basta con la sottovalutazione: ciò che sta accadendo in questa città e in questo paese non si può ridurre al tentativo di qualche centinaio di nostalgici di “riconquistare le piazze” o banalizzare nel conflitto tra giovani dei centri sociali e dell’estrema destra.  Siamo ben oltre il folklore.
Nell’epicentro di una crisi economica e sociale segnata dalla perdita di migliaia di posti di lavoro, dall’insicurezza e dalla paura, non può essere letto come un caso il fatto che le frange più fanatiche dell’estrema destra europea tentino di cavalcare la situazione drammatica con le medesime parole d’ordine (contro lo strapotere banche e per l’Europa “fortezza”)  che negli anni ’30 hanno preceduto l’avvento del nazismo e della guerra e trovino sponda anche nelle istituzioni.
Siamo di fronte a una operazione politica pericolosa che evoca la repubblica di Weimar e ciò che è venuto dopo.
Noi non vogliamo rivedere quel film: ci ribelliamo.
Chiediamo alle istituzioni di questa città di decidere chi vogliono rappresentare: chi ha lottato per la democrazia, chi continua a considerarla la conquista più preziosa, oppure chi la vorrebbe cancellare.<br>
Noi, che rivendichiamo la democrazia dentro ai luoghi di lavoro, oltre che nel paese, chiediamo alle lavoratrici e ai lavoratori, ai cittadini di Milano, di far sentire la propria voce perché i raduni programmati per il 22 e il 29 maggio dalle frange più fanatiche dell’estrema destra europea – con tutto quello che rappresentano e richiamano -  non vengano autorizzati.

 

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